Parent Project aps: campagna d’odio portata avanti da persone con disabilità.
Parliamo della campagna pubblicitaria messa in campo da Parent Project aps.
C’è chi l’ha definita The Real Horror Picture Show.
Quattro persone con disabilità, affetti dalla sindrome di Duchenne, che ci mettono la faccia su manifesti con su scritto “Poteva andarmi peggio, potevo nascere, no-vax, complottista, terrapiattista, razzista, omofobo, negazionista.“
Qual è il punto, tralasciamo per un attimo tutte le elucubrazioni mentali e i ragionamenti che si possono fare sulla genesi di una tale campagna pubblicitaria.
Secondo alcuni, ci troviamo davanti ad un’ipotesi di circonvenzione d’incapace in quanto i soggetti ripresi sarebbero stati coinvolti nel progetto in maniera fraudolenta; secondo altri, invece, al contrario, ci troviamo di fronte ad una consapevole manovra pubblicitaria atta unicamente a portare attenzione al tema propagandato.
Io di ogni questione, mi conoscete, ho sempre guardato al lato pratico.
Non ho potuto non notare che questa campagna arriva in un momento cruciale e difficile per le persone con disabilità, un momento in cui viene messa in discussione la pensione d’invalidità per gli invalidi parziali.
Proprio in questi giorni è infatti all’esame delle Commissioni riunite Finanze e Lavoro del Senato, in prima lettura, l’emendamento voluto dal ministro Orlando per abolire la boutade dell’INPS.
Se allarghiamo il campo, vediamo dunque una situazione difficile, l’uscita dunque di un messaggio di questo tipo, è pericoloso.
In un paese dove perfino i diritti fondamentali vengono messi in discussione, l’uscita di un messaggio in cui si afferma che avere una grave disabilità in fondo non sia questa gran cosa, significa semplicemente essere autolesionisti.
Campagna d’odio portata avanti da persone con disabilità
Se guardiamo sotto il profilo giuridico, la questione è sempre la stessa, l’uso dei diritti civili come paravento per nascondere la repressione dei diritti sociali.
Attacchi ai diritti sociali di una certa entità richiedono sempre lo spostamento del dibattito pubblico sui diritti civili, per i quali ognuno, giustamente, ha diritto di pensarla secundum conscientiam, e lo scontro avviene in un terreno dove è facile che gli animi s’infiammino.
Sarà forse la mancanza di autostima, che in fondo, ogni persona con disabilità, in un particolare periodo della propria vita, si trova inevitabilmente a dover affrontare.
O forse i ragazzi che si sono prestati a far veicolare quel messaggio, soffrono della Sindrome della Proiezione, che porta ad attribuire ad altri comportamenti riferibili a sé stessi.
Per come la vedo, i primi ad essere razzisti, negazionisti, abilisti, i primi a discriminare, sono proprio loro.
Loro che ci mettono la faccia, e lo hanno fatto, nel peggior modo possibile, discriminando la propria categoria, già vituperata e martoriata da vessazioni continue.
C’è chi ha parlato di un perfetto esempio di Untermensch, di una campagna idonea a veicolare odio sociale messa in campo in maniera vigliacca facendosi scudo della disabilità.
Io non ce l’ho con in responsabili della campagna, d’altronde per loro è un business, per cui fanno il loro lavoro.
Campagna d’odio portata avanti da persone con disabilità
La delusione cocente è rivolta a queste persone con disabilità e ai loro famigliari che hanno acconsentito a tutto ciò.
Mi dispiace ma dal mio punto di vista, non possono addurre alcuna giustificazione.
D’altronde non ci può attendere altro, siamo un paese di furbi e le persone con disabilità lo fanno con i pochi mezzi che hanno a disposizione.
È forse per questo, che le lotte per i diritti sociali sono rimaste al palo, perché non abbiamo ottenuto gli stessi diritti che le persone con disabilità hanno nei paesi del nord Europa.
Concludo dicendo: