Centri diurni, strutture semiresidenziali e Coronavirus: il punto della situazione.


Centri diurni, strutture semiresidenziali e Coronavirus: il punto della situazione.

Il Corona virus come ben sapete ha portato le Regioni interessate ad emanare delle ordinanze emergenziali restrittive che incidono sugli aspetti della vita pubblica e privati dei cittadini.

La Regione Emilia-Romagna ha pubblicato nella giornata di Lunedì 24 Febbraio, dei chiarimenti sui criteri applicativi dell’Ordinanza del Ministro della Salute e del Presidente della Regione, in vigore nella nostra regione fino al 1° marzo.

Si legge espressamente, per quanto riguarda le attività a carattere preminente sociale: “Non possono essere ricomprese nella sospensione in via generale, attività di sostegno e supporto alle persone anziane e diversamente abili (es: servizi semiresidenziali e Centri diurni).

Questo fa intendere che è discrezionalità dei singoli Enti decidere se disporre o meno la sospensione.



Veniamo al nocciolo della questione, prima dei chiarimenti pubblicati nella giornata di ieri dalla regione, si registravano comportamenti disomogenei da parte delle amministrazioni comunali, in particolare centri diurni e servizi semiresidenziali erano rimasti aperti nella provincia di Bologna, mentre non era così nella provincia di Modena, che in controtendenza, rispetto l’orientamento prevalente, avevano deciso di tenerle chiuse in via precauzionale.

Ora, dopo l’emanazione dei nuovi criteri applicativi, la situazione si è allineata per tutte le provincie, e tali centri dovrebbero risultare aperti, nonostante la fragilità delle persone che usufruiscono di tali servizi (persone con disabilità e anziani con patologie connesse con il normale invecchiamento, immunodepressi, ecc.) che risultano i più esposti al virus e quelli che corrono i maggiori rischi.

Tra gli accorgimenti tenuti dalle strutture, si segnala la limitazione delle visite da parte dei famigliari. Misura blanda di contenimento degli effetti di un possibile contagio.

In questo frangente la situazione diviene complicata, non solo per gli utenti, ma anche per gli operatori.

Guardiamo il caso dell’autista soccorritore che lavora per una cooperativa di Copparo del trasporto sanitario (articolo pubblicato sulla Nuova Ferrara), che è entrato in contatto con un paziente risultato poi positivo ai primi tamponi del corona virus.

Trattandosi di una vicenda in divenire, nelle more dell’aggiornamento delle linee comportamentali delle ordinanze regionali previste per questa sera, non posso che chiedermi, se la volontà di tenere i centri di aggregazione semiresidenziali aperti sia corretta, e pienamente aderente al principio di precauzione.

Allo stato attuale, si stanno delineando due scenari.

  • Da un lato, il contagio in Italia è prevedibilmente destinato ad aumentare.
  • Dall’altro lato, a livello internazionale, si sta derubricando il Corona Virus, ad una semplice influenza più aggressiva del normale.

In questa situazione, la calma sarebbe d’obbligo. Le istituzioni dovrebbero tutelare quantomeno le persone più a rischio, per poi monitorare lo sviluppo degli eventi.

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