PERCHE’ LA PROPOSTA DI LEGGE DEL PD SULL’ISTITUZIONE DI UN ASSEGNO PERSONALE DI CURA E’ IRRICEVIBILE


In conferenza stampa a Montecitorio il 6 Dicembre 2018 il PD tramite la deputata Lisa Noja ha presentato una proposta di legge volta al riconoscimento in favore delle persone con grave e gravissima disabilità acquisita, già percettori dell’indennità di accompagnamento, di un assegno personale di cura, che sommato a quest’ultima, e graduato in base alle condizioni di gravità del soggetto e alle condizioni specifiche, può arrivare fino ad un massimo di 1.500 euro mensili.

La proposta vuole essere un contributo finalizzato a favorire il diritto all’autonomia e alla vita indipendente così come previsto dall’art. 19 della Convenzione Onu.

Chi mi conosce, e mi segue sa che ho sempre ribadito la necessità che lo stato intervenga per il pieno riconoscimento della vita indipendente delle persone con disabilità. Nel nostro paese, mancano interventi di sostegno strutturale all’emancipazione dei disabili. Non tutte le regioni, ancora oggi prevedono l’erogazione di assegni di cura finalizzati all’inserimento e all’inclusione della persona nella società. Oltre l’assistenza sanitaria e l’integrazione scolastica, non esiste un welfare sul sostegno alla libertà della persona, di conseguenza, i disabili, quelli che non hanno la fortuna di trovare o di poter svolgere un attività lavorativa, terminato il periodo scolastico, finiscono nel dimenticatoio destinati a vivere parzialmente segregati nelle loro abitazioni, completamente a carico dei nuclei famigliari di origine.

Ausili per persone con disabilità 

Interventi come quelli contenuti nella proposta del PD vanno pertanto nella direzione auspicata, e sono pienamente condivisibili nella finalità di sostenere i progetti di vita delle persone con disabilità, per affermare il loro pieno sviluppo come soggetti di diritto, al pari di chiunque altro.

Dubbi però vi sono nella formulazione della proposta, come evidenziata, dubbi a mio avviso legittimi, che offuscano e pongono ombre di non poco conto.

Anzitutto nel metodo, la proposta di legge è stata si depositata in entrambi i rami del parlamento, ed è inoltre arrivata sotto forma di emendamenti alla Legge di bilancio che ne riflettevano il contenuto. Gli emendamenti, in questo ultimo caso, com’era chiaro, sono stati bocciati dalla maggioranza in quanto, nella legge di bilancio, già ampiamente rimodulata da Bruxelles, non poteva esserci spazio per ulteriori fondi.

I dubbi invece nel merito che riguardano la proposta di legge, riguardano l’indeterminatezza dell’ammontare dell’assegno.

Nell’articolo pubblicato su Vita http://www.vita.it/it/article/2018/12/28/disabili-il-pd-serve-lassegno-personale-di-cura/150221/ a cura dei parlamentari che hanno elaborato la proposta, si legge che l’ammontare dell’assegno è graduato in relazione alla gravità dell’individuo e al progetto personalizzato realizzato in collaborazione con i servizi sociali competenti del territorio.

Si legge che l’importo potrebbe arrivare fino a 1.500 euro al mese, sommato all’indennità di accompagnamento. Per il 2019 l’importo dell’Assegno di accompagnamento è di 516,35 € euro la cui corresponsione, come sappiamo, non è sottoposta ad alcun limite reddituale. Per cui l’assegno personale di cura, potrebbe raggiungere un importo massimo teorico, per i casi più gravi di 983,65 euro. Di conseguenza un contratto colf e badante in regola che preveda l’assunzione di un assistente familiare per 7 giorni la settimana, che sia non convivente, andrebbe ad erodere quasi interamente anche la quota relativa l’accompagno.

Dubbi inoltre permangono per le gravissime disabilità acquisite che necessitano di assistenza continuativa h24, per i quali l’assunzione di un solo assistente personale professionale è di per sé insufficiente.

Viene da chiedersi inoltre se il contributo previsto sia destinato ad aggiungersi agli assegni di cura regionali, oppure sia destinato ad integrarli, fino al raggiungimento dell’importo massimo erogabile di 983,65 euro.

Alcune regioni prevedono già l’erogazione di assegni di cura a sostegno della vita indipendente, o progetti per la vita indipendente, ma come sappiamo, gli stessi non sono fruibili da chi percepisce sovvenzioni di natura pubblica finalizzate allo stesso scopo.

Altra questione di non poco conto, riguarda la sussistenza di requisiti economici da individuare in base all’ISEE sui quali la proposta del Partito Democratico nulla dice. Attualmente gli assegni di cura regionali e i progetti di vita indipendenti previsti dalle regioni sono subordinati a limiti reddituali ISEE, così come l’accesso all’assistenza domiciliare, di conseguenza una proposta che preveda l’erogazione di una misura ulteriore rispetto l’indennità di accompagnamento, che promana dal Partito Democratico, e che sia strutturale, e non dipenda da limitazioni collegate al bilancio, appare irrealistica.

In definitiva la proposta, nonostante sia nella sua fase embrionale, necessita già di correttivi, in particolare come evidenziato le criticità maggiori riguardano le gravissime disabilità, per le quali l’intervento appare esiguo, e totalmente incapace di contribuire ad una reale vita indipendente dell’individuo.

Altra tegola è la mancanza di un limite minimo al di sotto del quale non può andare l’assegno personale di cura. Il rischio è quello che i politici finiscano per adottare una legge solo manifesto, piena di buoni propositi e belle parole, ma vuota negli effetti, come è avvenuto per il Fondo dei Caregiver familiari, e tutto solo per sentirsi dire, “è già un inizio, si poteva fare di più, sono già allo studio dei correttivi, ecc..“.

No grazie, abbiamo già dato.

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