Assegno universale per figli disabili


Assegno Universale per famiglie con figli con disabilità

Assegno Universale per figli disabili.

L’11 giugno 2020 il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al disegno di legge il Family Act, recante “Deleghe al governo per l’adozione dell’assegno universale e l’introduzione di misure a sostegno delle famiglie” con figli che non abbiano ancora compiuto la maggiore età. Vi rientrano anche i nuclei familiari che hanno al loro interno un figlio con disabilità.

Per un figlio con disabilità la maggiore età non costituisce motivo di esenzione dalla misura.

Il provvedimento prevede un complesso di misure pensate per il sostegno delle famiglie con figli, in particolare, l’erogazione di un assegno unico e universale per ogni figlio, congedi parentali ampliati e misure per favorire la conciliazione casa-lavoro.

L’assegno sarà mensile e sarà corrisposto tramite l’elargizione di una somma di denaro oppure con il riconoscimento di un credito d’imposta da usare in compensazione.

Per le famiglie con un figlio con disabilità è prevista una maggiorazione dell’assegno dal 30% al 50%. In aggiunta ad una quota base è prevista una quota variabile in relazione all’ISEE del nucleo familiare e all’età dei figli a carico.

È tutto oro quel che luccica?

Nonostante i festeggiamenti da parte delle diverse compagini politiche che compongono l’esecutivo, tanto che alcuni lo definiscono un piano strutturale per le politiche a tutela della famiglia, diciamo fin da subito che il provvedimento si espone a diverse obiezioni e criticità.

Anzitutto, per l’istituzione dell’assegno universale, si prevede un procedimento di adozione particolarmente lungo: il 30 novembre 2020 è il termine ultimo fissato per l’adozione del decreto legislativo finalizzato all’istituzione dell’assegno universale e al riordino di tutte le misure di sostegno economico per i figli a carico.

Dunque è verosimile pensare che il provvedimento non sia destinato a produrre i propri effetti almeno fino all’inizio del prossimo anno. Il disegno di legge prevede inoltre per i nuclei familiari che assumono un assistente familiare (colf, badante, baby sitter) non autonomo con contratto di lavoro subordinato, la possibilità di detrarre o dedurre una percentuale delle spese sostenute (calibrata in relazione alla situazione economica familiare).

In quest’ultimo caso, notiamo che manca la possibilità di riconoscere la detrazione come credito d’imposta. Come avviene ora, coloro che non hanno reddito detraibile ai fini Irpef, continueranno a non avere la possibilità di detrarre le spese per la badante.

Ulteriore aspetto da valutare è il fatto che si prevedono dei decreti legislativi per il riordino, l’armonizzazione e il rafforzamento delle misure a sostegno delle famiglie. Tendenzialmente quando si parla di opere di armonizzazione, riordino, omogeneizzazione, ecc. non significa necessariamente andare a migliorare il sistema, anzi spesso implicano dei tagli, seppur minimali. Quindi bisogna stare attenti all’uso delle parole che possono celare altri intenti.

Da valutare positivamente invece le misure a sostegno del lavoro, come quelle che prevedono lo smart working in via prioritaria per i genitori con figli di età inferiore ai 14 anni (nulla viene detto in merito a chi ha un figlio con disabilità).

Un’altra misura da guardare con favore è quella che prevede una graduale retribuzione del lavoratore in caso di astensione del lavoro per la malattia del figlio: in questo caso non viene definito, che tipo di malattia, se temporanea, oppure se trattasi di una malattia comportante una qualche forma di disabilità duratura.

Molti sono ancora i punti oscuri di questo Family Act in salsa italiana. Che lo ricordo trattasi di una maxi operazione di riordino della disciplina degli ANF (Assegni per il Nucleo Familiare).

Luigi di Maio, a maggio dell’anno scorso, in qualità di vicepremier, parlava già di un assegno di 150 euro per ciascun figlio, da corrispondere, indipendentemente dal reddito familiare, fino al compimento del ventiseiesimo anno di età del figlio.

Come possiamo vedere, tale proposta, rispetto l’intenzione iniziale, con il governo giallo rosso, ha già dunque subito un ridimensionamento significativo, in quanto ora, come detto poc’anzi, si prevede la corresponsione fino al raggiungimento della maggiore età del figlio, e solamente per quelle famiglie che soddisfino determinati parametri Isee.

Per un giudizio completo e definitivo bisognerà a questo punto attendere l’emanazione dei decreti legislativi di attuazione. Pur con tutte le criticità evidenziate, la direzione intrapresa sembra essere quella giusta, come visto la disciplina risulta frastagliata e necessita sicuramente di una semplificazione, rimane solo da vedere il coraggio che avrà il governo nel definire i limiti delle misure previste.

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