Emilia-Romagna: briciole all’assistenza domiciliare.


Emilia-Romagna: briciole all'assistenza domiciliare

Emilia-Romagna: briciole all’assistenza domiciliare. Il Fondo Regionale per la Non Autosufficienza finanzia la residenzialità.

Nella tabella presente in quest’articolo potete vedere le cifre del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, relative al 2014 e 2015.

Come sappiamo negli ultimi anni la capienza del fondo è aumentata, nonostante ciò è presumibile ritenere che lo schema di riparto delle somme non si sia modificato.

In ogni caso analizziamo i dati tratti dal “Il Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna LE STRUTTURE, LA SPESA, LE ATTIVITÀ AL 31.12.2015

Emerge fin da subito, con assoluta evidenza, il fatto che la parte preponderante delle somme è destinata a finanziare interventi per il sostegno dell’anziano.

In questo caso notiamo, che della somma totale di 280 milioni di euro, il 76 % (214 milioni di euro) è destinato al finanziamento delle strutture residenziali, mentre il sostegno a domicilio dell’anziano si ferma a 63 milioni.

In Emilia Romagna non stupisce che non vi sia un sostegno dell’anziano a domicilio, concetti come quello di ospedalizzazione e assistenza domiciliare, per il supporto delle persone in condizioni di fragilità nella propria abitazione, sono lontani dalla mentalità della politica emiliano romagnola!

Tale dato è maggiormente incomprensibile se si considera l’area della disabilità adulta.

Infatti dei 148 milioni di euro spesi nel sostegno dei disabili, le somme sono distribuite quasi equamente: abbiamo 74 milioni di euro destinati al sostegno della residenzialità, contro 72 milioni di euro destinati all’intervento al domicilio. A queste cifre si aggiungono 11 milioni di euro di Risorse del Fondo nazionale impiegate al sostegno della domiciliarità.

Come è possibile intuire dalle cifre, siamo un paese che prima sostiene le strutture, ed indirettamente tutti quei soggetti che vi ruotano attorno.

La volontà della persona viene meno, nonostante una rete di servizi capillare.

Per cambiare, occorre avviare dei progetti di deistituzionalizzazione della persona anziana al domicilio.

Per le disabilità adulte fisiche o sensoriali occorrono invece assistenti familiari che consentano loro di vivere una vita indipendente, secondo le loro aspirazioni, attitudini, desideri, limitazioni, portando a compimento il loro progetto di vita.

In questo senso esiste già il Decreto direttoriale n. 808 del 29 dicembre 2017 della Direzione Generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale, che adotta le Linee Guida per la presentazione da parte delle Regioni, di progetti in materia di Vita Indipendente – 2017 e inclusione nella società delle persone disabili, per l’anno 2017.

I progetti però avviati, sulla base di tale Decreto, nella nostra regione, sono ancora pochissimi, proprio perché i fondi, anche nell’area della disabilità adulta la maggior parte dei fondi sono dirottati al supporto alla residenzialità.

Occorre un cambio di politica generale, che metta al centro la persona anziché la struttura e i soggetti del terzo settore che ruotano attorno alle strutture.

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