Proposta di legge sulla Vita Indipendente in Emilia-Romagna del Movimento 5 Stelle: le osservazioni e richieste di modifica presentate su Rousseau.


Il 24 Agosto 2019 è terminata la fase di discussione avviata sulla piattaforma Rousseau sulla proposta di legge regionale avente ad oggetto “Disposizioni per favorire la vita indipendente delle persone con disabilità“, prima firmataria della proposta di legge la Consigliera regionale Raffaella Sensoli.

Senza stare ad elencare quanto dispone la predetta proposta di legge, con questo articolo, vi illustrerò unicamente le modifiche ed i rilievi proposti.

  1. La proposta di legge prevede la costituzione delle Agenzie per la Vita Indipendente: sul punto ho richiesto chiaramente che non vengano istituite. 
    In Umbria, il Movimento 5 Stelle assieme alle Associazioni e i comitati di tutela delle persone con disabilità, si sono espresse palesemente contro la loro istituzione.
    https://www.superabile.it/cs/superabile/normativa-e-diritti/20170930-nf-vita-indipendente-umbria.html
    Di fatto i consulenti vanno ad esautorare il ruolo delle Unità di Valutazione Multidimensionale e delle assistenti sociali.
    Il rischio concreto è che le agenzie, quali inutili carrozzoni, non fornendo alcun nuovo servizio, possano drenare centinaia di migliaia di euro.
  2. Nell’ottica dell’ottenimento di un risparmio di risorse, al fine di agevolare la più ampia diffusione dei progetti di vita indipendente, ho richiesto di prevedere l’integrazione con la normativa del Reddito di Cittadinanza:
    I percettori del reddito di cittadinanza sono tenuti alla stipula del Patto di lavoro, attraverso il quale sono obbligati a svolgere lavori socialmente utili.
    Bisogna obbligare la regione a prevedere che, qualora non sussistano fondi sufficienti per soddisfare tutte le domande per progetti di vita indipendente, gli enti locali siano tenuti ad individuare gli assistenti personali tra coloro che sono percettori del reddito di Cittadinanza. Chiaramente le persone dovranno ricevere un adeguata formazione.
  3. Ho espressamente richiesto la modifica dell’art. 6 comma 2), che stabilisce che ” Il finanziamento è compatibile con l’erogazione di altre prestazioni di assistenza domiciliare fornite dagli enti preposti, nonché con i sussidi e le indennità previsti dalle vigenti leggi, eccetto che per l’assegno di cura o altra contribuzione afferente all’area della non autosufficienza“. La ratio deriva dal fatto che gli assegni non sono sostitutivi dei servizi ma s’integrano ad essi. Nelle regioni rispettose della normativa, e dunque più virtuose, coesistono: a maggior ragione, si deve garantire il servizio anche per coloro che ricevono emolumenti pubblici in ragione della loro condizione, come l’assegno di cura. Inoltre ragionando in questo modo si escluderebbero persone con gravi disabilità in situazioni reddituali precarie, posto che la normativa dell’assegno di cura prevede requisiti Isee particolarmente stringenti. Di conseguenza, se escludessimo chi percepisce l’assegno di cura, ci ritroveremmo in una situazione per cui, potrebbero accedere ai servizi solamente persone con disabilità senza problemi economici, in grado di far fronte anche privatamente, all’assistenza personale. Si deve inoltre aggiungere, il corto circuito, rappresentato dal fatto che l’assegno di cura e di sostegno è espressamente previsto per chi ha gravi forme di disabilità, in particolare è pensato proprio per le gravissime disabilità, coloro che costituiscono i principali destinatari della misura.
  4. Con un ulteriore emendamento, ho suggerito di suddividere il fondo in due categorie: gravissime disabilità e persone anziane non autosufficienti da una parte, e gravi disabilità dall’altra. La finalità di questo emendamento è quella del volere evitare discriminazioni tra persone con disabilità, garantendo in ogni caso che una quota di riserva venga destinata anche alle gravi disabilità.

Mi auguro che il provvedimento, prima della stesura definitiva, venga pesantemente rivisto e che siano eliminate tutte le storture evidenziate.

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