Aumento pensioni d’invalidità: tra nuovi diritti e nuove discriminazioni


Aumento pensioni d'invalidità: tra nuovi diritti e nuove discriminazioni

Aumento pensioni d’invalidità: tra nuovi diritti e nuove discriminazioni. La sentenza della Corte Costituzionale che ha determinato l’aumento delle pensioni d’invalidità è la n. 152 del 23 giugno 2020, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, Serie Speciale – Corte Costituzionale n. 30 del 22 luglio 2020.

In seguito alla sentenza, in data 23 settembre 2020 l’INPS ha emanato la circolare applicativa n. 107 che stabilisce le modalità per l’ottenimento dell’aumento e gli aventi diritto.

L’aumento delle pensioni d’invalidità, che scatterà per tutti dal mese di novembre, viene riconosciuto d’ufficio, vale a dire senza presentare domanda, sulla base della documentazione disponibile, agli invalidi civili totali, ciechi assoluti e sordi.

Ausili per persone con disabilità 

Diversamente avviene per gli inabili titolari di pensione d’inabilità ai sensi della legge 222/84 che sono tenuti a presentare domanda.

Per gli inabili titolari di pensione d’inabilità ai sensi della legge 222/84, si produce un ulteriore forma di discriminazione, data dal fatto che per avere gli arretrati erano tenuti ad effettuare domanda entro il 9 ottobre, data scelta arbitrariamente dall’INPS.

Questa scadenza è poi stata prorogata al 30 ottobre 2020 dalla stessa Inps con il messaggio n. 3647 del 9 ottobre.

Discriminazioni che non hanno alcuna ratio e che producono un’ulteriore disparità in una categoria che indubbiamente avrebbe bisogno di una maggiore omogeneizzazione di trattamento almeno sotto il profilo pensionistico.

Un ulteriore discriminazione che ha sollevato perplessità è l’esclusione dall’aumento degli invalidi civili parziali.



E Non è tutto!

Avevo già parlato in un mio articolo dell’assurdità dei limiti reddituali e delle pensioni d’invalidità, un’anomalia che riguarda unicamente i trattamenti pensionistici previsti per le persone con disabilità.

Come spiegato saranno esclusi dal percepire l’aumento coloro che superano i seguenti limiti reddituali, che sono ulteriori rispetto a quelli già in vigore:

  • per il pensionato singolo il suo limite reddituale è pari ad euro 8.469,63;
  • per il pensionato coniugato il limite reddituale in aggiunta a quello del coniuge è pari ad euro 14.447,42.

Questa situazione non fa altro che ingenerare confusione, disparità di trattamento ed incertezze in una categoria già vessata da una burocrazia opprimente.

Si spera che il governo un domani si decida a metterci mano per risolvere quella che ormai è diventata una situazione davvero incresciosa.

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